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Basta l’inglese ?

PERCHÉ STUDIARE LE LINGUE QUANDO “BASTA L’INGLESE

Marta Viale, La Dante in Cambridge (rubrica Istituti di cultura in rete – giugno 2022)

È inutile negarlo: imparare una lingua è una faticaccia. Iniziare è entusiasmante, ma col tempo sopraggiungono inevitabilmente vari ostacoli: la difficoltà di coniugare lo studio con il lavoro, la stanchezza, gli orari del corso che si accavallano con altri impegni, la frustrazione se i risultati non arrivano alla velocità sperata. Ma al di là degli inconvenienti pratici, quello che viene a mancare è la motivazione. Gli esperti di glottodidattica sono concordi: senza motivazione non si impara. Ce lo insegnano anche la nostra infanzia e la nostra adolescenza, con tutte le ore passate a memorizzare date, nomi, formule, destinate a “finire nel dimenticatoio” subito dopo la verifica. Tutto questo perché la paura della verifica non è una motivazione sufficiente a stimolare un’acquisizione permanente, non ci dice nulla dell’utilità pratica di quello che impariamo.

Ma come possiamo motivarci a studiare una lingua straniera quando la realtà dei fatti ci dice che al lavoro come in viaggio, un po’ ovunque, “basta l’inglese”? Forse può venirci in aiuto un linguista americano di nome Jim Cummins. In soldoni, i suoi studi ci insegnano che la competenza comunicativa è come un iceberg, una massa unica che emerge in più punte. Le varie punte, cioè le competenze nelle diverse lingue conosciute, possono sembrare indipendenti, ma sono in realtà sostenute da un unico blocco. Lo studente che si dedica all’italiano o allo spagnolo sta potenziando la sua capacità di comunicare in tutte le lingue, anche in inglese, sta allenando il suo intuito e la sua flessibilità mentale, e questo allenamento farà di lui un migliore comunicatore in qualsiasi lingua o contesto. Ed è scontato dire che in un’epoca come la nostra, saper comunicare è fondamentale.

La Dante in Cambridge offre corsi di inglese a studenti internazionali di tutte le età, perché questa lingua è innegabilmente una porta verso il mondo e verso il futuro. Ma propone anche corsi di italiano e spagnolo ad un pubblico soprattutto anglofono, che può viaggiare e lavorare tranquillamente utilizzando la propria lingua madre. Perché gli studenti si iscrivono? Perché sanno che per un italiano e uno spagnolo, un caffè ordinato nella lingua locale vale più di una generica richiesta in inglese, che fa subito turista e lascia indifferenti. Sanno che iniziare una telefonata di lavoro in italiano dà un vantaggio, anche se a un certo punto il lessico scarseggia e si deve passare all’inglese. Sono comunicatori strategici, perché questo è il risultato di continuare ad imparare le lingue. In fin dei conti “basta l’inglese”, ma solo apparentemente.

Why we should learn languages when “English is enough”

By Marta Viale, La Dante in Cambridge

It’s a fact: learning a new language is a struggle. The beginnings can be exciting, but after a while several obstacles show up: the difficult balance between work and study, tiredness, the course’s schedule that clashes with a job or other activities, frustration when results do not come as quickly as one would think. But apart from the technical issues, what seems to be lacking is motivation. Glottodidactics experts have no doubt: nothing is learnt without motivation. It becomes clear when we think about the hours we spent on books during our school years, trying to memorize dates, names, equations that would slip out of our minds as soon as the final test was over. All of that because the fear of a test is not a good-enough reason to learn permanently, it says nothing about why and how what we study is useful.

But how can we motivate ourselves when studying a foreign language, if daily life shows us that wherever we go, working or traveling, “English is enough”? Maybe an American linguist named Jim Cummins can help us out. His studies compare language competence to an iceberg with multiple tips. Each tip, which represents the competence in one of the languages we speak, can appear to be independent from the others, but it is actually sustained by a single ice block. When a student devotes himself to learning Italian or Spanish, he increases his ability to communicate in every language, English included. He is practicing his intuition and his mental flexibility, and this kind of training will make him a better communicator, regardless of the language or the context. And it goes without saying that in our time, being able to communicate effectively is essential.

La Dante in Cambridge offers English courses to international students of all ages because this language is undeniably an open door to the world and the future. But it also offers Italian and Spanish classes to a mostly-anglophone audience, who can easily travel and work using their native language. Why do students enroll? Because they know that asking for coffee in a local language is different than using English, which will make them look just like tourists and leave the bartender indifferent (if not annoyed). They know that starting a work call in Italian is a plus, even if they need to switch to English halfway through. They are strategic communicators because that’s what learning languages turns you into. After all, “English is enough”, but only apparently.

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