Detenuti e studenti hanno discusso insieme, nella Casa di Reclusione San Michele di Alessandria, partendo dalla letture del libro “Wanted. Esercizi spirituali per ladri e briganti”. L’iniziativa, curata dalla cooperativa Coompany&, ha coinvolto dodici ragazzi del Liceo Balbo di Casale e quattordici detenuti
L’avevano ferma nella gola dal momento in cui sono entrati: “vi siete pentiti?”. Dopo l’imbarazzo iniziale l’hanno posta i ragazzi del liceo Balbo di Casale ai detenuti del carcere di San Michele che hanno partecipato all’iniziativa “San Francesco e i Briganti”, curata dalla cooperativa Coompany& e da uno dei suoi fondatori, frate Giuseppe Giunti.
Dodici studenti e quattordici detenuti, a discutere attorno al libro di Fabio Scarsato, autore di Wanted. Esercizi spirituali francescani per ladri e briganti (edizione EMP) che racconta, iniziando dal buon ladrone crocifisso insieme a Gesù, storie e aneddoti francescani di ladri, briganti, malfattori di vario genere, divenuti poi grandi amici di Dio e testimoni del suo amore.
Non è la prima volta che allievi delle scuole entrano in carcere. Era già accaduto a Venezia, Roma e Padova. Per Alessandria, invece, era una novità.
L’idea dalla quale è nata l’iniziativa non era quella di alimentare una curiosità dei ragazzi, ma di instaurare un dialogo tra “dentro” e “fuori”, senza decidere a priori dove stia l’uno e dove stia l’altro.
Insieme ai docenti del liceo e ai formatori del carcere, oltre all’autore del libro, ragazzi e detenuti hanno ascoltato e letto parti del libro.
«L’intuizione di san Francesco di “sporcarsi le mani”, cercando i briganti tra i boschi per sedersi intorno a un tavolo, come racconta l’aneddoto dei briganti di Montecasale narrato nello Speculum Perfectionis, gli ha permesso di stabilire un dialogo con loro, di ridargli dignità – ha spiegato l’autore del libro, fra Fabio Scarsato, -. Il mondo non si divide in maniera netta in buoni e cattivi: non può funzionare così. Nessuno di noi è così cattivo da non essere anche un po’ buono, né così buono da non essere anche un po’ cattivo. Il problema di fondo non è quanto sono briganti gli altri, ma con che occhi noi guardiamo i briganti. San Francesco non ha convertito i briganti, ma i frati!». E questo incontro tra santi e briganti, tra spiritualità e criminalità, non è un gesto da poco per i ladri e i briganti, di ogni epoca e luogo, come hanno scritto nella Prefazione al volume i redattori di «Ristretti orizzonti», il giornale della Casa di reclusione di Padova: «la galera – si legge – è il luogo in cui difficilmente recuperi la tua umanità, messa a rischio ogni giorno dalle scelte sbagliate che hai compiuto e dal fatto che la vita detentiva ti infantilizza e ti inchioda al reato, ti trasforma da uomo in un “reato che cammina”».
Al termine della lettura c’è stato uno scambio di domande “senza filtri”. “Vi siete pentiti? Quale è il vostro pensiero ricorrente?” hanno voluto sapere i ragazzi. Hanno detto di aver riconosciuto l’errore e, soprattutto, di voler “imparare”, i detenuti del carcere. Imparare e ricostruire. Cosa manca maggiormente? La famiglia, hanno risposto senza esitazioni.
(da AlessandriaNews)
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